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PABLO T E LE SUE MEDITAZIONI SULLA VIA CRUCIS: L’ABBRACCIO FRA STORIA E ANIMA NELLA MANIFESTAZIONE DEL DIVINO NELLE VICENDE DI UOMINI E DONNE

PABLO T E LE SUE MEDITAZIONI SULLA VIA CRUCIS: L’ABBRACCIO FRA STORIA E ANIMA NELLA MANIFESTAZIONE DEL DIVINO NELLE VICENDE DI UOMINI E DONNE

Una Via Crucis che non trova termini di confronto nè in Italia nè all’estero. Per il lavoro emotivo e pittorico di codificare i fatti della storia con l’intensità e la disposizione del colore, con lo scopo di andare alla fonte del dolore, del sacrificio, della resurrezione. Come se la fruizione del sentimento e la percezione dello stesso in termini di sensazione di base possano essere favorite dalla sua disposizione in termini di prossimità con altri colori sull’opera d’arte. Il tutto come scrivere una musica che dunque non coinvolga solo la parte visiva ma la pura fruizione che parte dal visivo per approdare nella contemplazione cinestesica, per arrivare all’origine e all’essenza di ciò che è stato nella storia e nell’anima e riportarlo ai nostri giorni, descrivendolo come un dono senza tempo.

Scrivere su questo tema oggi, nel giorno dedicato al Corpus Domini, acquisisce un significato profondo, diverso, e ci fa capire che esiste sempre un modo diverso di vedere, comprendere e comunicare la realtà e l’emozione. Ci fanno eco le testimonianze e i messaggi ricevuti di stupore e di gioia da uomini di chiesa che hanno visitato la mostra che ho curato a Gubbio, sto parlando della personale del maestro Pablo T, dal titolo “Meditazioni dell’anima-La Via Crucis di Pablo T”, inserita nella mia direzione artistica Lo Spirito nella Storia, e visitabile fino al 9 giugno al Palazzo del Bargello, mostra realizzata in collaborazione con le istituzioni fra cui il Comune di Gubbio, il Museo Diocesano, l’associazione La Medusa. Una mostra istituzionale che è diventata oggetto di passaparola fra tanti uomini di cultura, di musei, di chiesa perché incontra nel colore l’abbraccio fra storia e anima, la manifestazione del divino nelle vicende di uomini e donne.

La personale di Pablo T pone all’inizio del percorso del pubblico, che numeroso ha visitato la mostra, il tema del dubbio e della luce nelle tenebre. La risposta alle prime opere avviene subito e fa coincidere la sofferenza con il senso del dono, il tutto sviluppato nella narrazione astratta e informale della passione posta nella sintesi di un meraviglioso lavoro introduttivo.

Seguono le stazioni, ciascuna realizzata con la saggezza della sensibilità del colore e della “descrizione” astratta, ciascuna realizzata con un processo diverso, in un passaggio fra velature e materia, presenza e “ombra” di un colore che appare a volte presente e a volte lontano ma sostiene ed è indispensabile al racconto. Assenza di figurazione, presenza del racconto, un racconto realizzato con il codice di chi riesce ad usare i toni del colore come note poste all’attenzione delle orecchie, suonate da un clavicembalo che profuma di storia e di sacro ma è solo lo strumento per portare la conoscenza nelle nostre stanze segrete, quelle che non apriamo nell’animo tutti i giorni, per illuminarle con la Verità dell’Essere e di un viaggio, quello della vita che può trasformarsi in percorso di illuminazione. Ho scelto la stazione 8 come opera da locandina: Gesù incontra le donne di Gerusalemme. La delicatezza dei colori mariani avvolge l’incontro che profuma di vita. Pablo T ha creato un manifesto di spiritualità dimostrando quanto con il solo colore si possa raccontare storia e spiritualità, essendo misurati, sobri e commossi come nell’opera che rappresenta la morte di Gesù e comunicare l’Eterno tra le voci umane come nell’ultima stazione. Lasciando il pubblico della mostra con un’opera che richiama alla condivisione e al dono.

L’arte può rappresentare la spiritualità e il suo racconto, lo hanno fatto nei secoli i grandi maestri della storia dell’arte. L’arte può comunicare con un colore un punto di vista, una storia collettiva e individuale, può rappresentare un’intera visione e la tensione di una vita e di una missione come in Rothko e in Matisse. L’arte può portarci nelle profondità dello spirito per una meditazione senza tempo, e a volte, come a Gubbio, può farlo con un uso inedito del colore.

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