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NEL CENTRO DELLA TOSCANA, NEL SUO ATELIER A CHIUSI, COLTIVA UNA PITTURA CHE È ESPRESSIONE DEI MOTI INTERIORI CON UNA FORTE CARICA ENERGETICO-SPIRITUALE. ROBERTA BETTI, NELLE SUE OPERE, ANALIZZA L’ANIMO UMANO CON QUELLA SPONTANEITÀ CHE È UN SUO TRATTO ESSENZIALE, “CREANDO EMOZIONI ATTRAVERSO L’USO DEL COLORE E LA GESTUALITÀ DEL GRAFFIO”.

NEL CENTRO DELLA TOSCANA, NEL SUO ATELIER A CHIUSI, COLTIVA UNA PITTURA CHE È ESPRESSIONE DEI MOTI INTERIORI CON UNA FORTE CARICA ENERGETICO-SPIRITUALE. ROBERTA BETTI, NELLE SUE OPERE, ANALIZZA L’ANIMO UMANO CON QUELLA SPONTANEITÀ CHE È UN SUO TRATTO ESSENZIALE, “CREANDO EMOZIONI ATTRAVERSO L’USO DEL COLORE E LA GESTUALITÀ DEL GRAFFIO”.

Questa intervista fa parte del libro Profili d’Artista (Editoriale Giorgio Mondadori) uscito a dicembre nelle librerie.

Dov’è nata?

Sono nata a Chiusi, in Toscana, nella provincia di Siena nel 1969.

Quanti anni fa?

Cinquantadue anni fa.

I suoi genitori che cosa facevano?

Mio padre, ora in pensione, è stato dipendente di un’azienda di manutenzione per le autostrade, mia madre casalinga.

Dove vive?

Da sempre vivo nel mio paese natale, Chiusi, in provincia di Siena.

A che età ha cominciato a fare arte?

Il mio primo quadro è stato realizzato nel 1991, un olio su tela che raffigura un tramonto all’isola del Giglio. 

Quali sono stati i suoi maestri o comunque c’è qualcuno o un movimento al quale si è ispirata?

Sono stata sempre affascinata dagli impressionisti che mi hanno guidato nelle prime opere. Con la svolta astrattista, inconsciamente, sono approdata ad uno stile che solo dopo, per certi aspetti, ho in parte ritrovato nella pittura di Hans Hartung, conosciuta solo nel 2016.

Quando ha fatto la prima mostra?

La prima mostra in assoluto, una collettiva, risale al 1998 a Chiusi; la prima mostra personale nel 2016, al Castello di Sarteano, in provincia di Siena, dal titolo “Il Senso Invisibile”. 

Il primo quadro venduto?

Nel 2010, con l’apertura del mio atelier nel centro storico di Chiusi, dal nome il “Punto di Fuga”, è iniziata una maggiore visibilità del mio lavoro e la prima vendita di un’opera risale proprio a quell’anno. 

Che cosa racconta la sua arte?

La pittura astratta più recente, ovvero dal 2013, ha avuto un punto di svolta con la creazione di un progetto di “Introspezione”, che ha dato, e dà tutt’ora, il titolo a molte delle opere astratte, e mira ad indagare l’animo umano, la parte interiore dell’uomo e la sua mente, partendo dal suo processo evolutivo (serie opere “Evoluzione”) che in certi casi, paradossalmente, diventa distruzione (serie opere “Involuzione”) con un facile parallelismo con quello che sta accadendo di recente a livello ambientale e sociale. Da qui di nuovo una ricerca di salvezza in una sorta di transizione vita-morte-rinascita, non solo fisica, ma anche spirituale (serie “Le Anime”).

Qual è stata l’emozione più grande nella sua attività artistica?

L’emozione più grande è suscitare emozioni nell’osservatore delle mie opere.

I media e il pubblico influenzano la sua arte?

No, non in modo rilevante. Dipingo ciò che sento interiormente che è guidato più dagli eventi che mi circondano e ci circondano. Analizzo l’animo umano creando emozioni attraverso l’uso del colore e la gestualità del graffio.

Quando ha cominciato a essere conosciuta?

Dopo il 2010 a seguito dell’apertura del mio atelier “Il Punto di Fuga”.

Realizza le sue opere di notte o di giorno?

Sempre di giorno.

Per lei l’arte è una fatica o una gioia?

Senza dubbio una gioia.

C’è un grande maestro del passato al quale lei guarda?

In questa specifica fase non in modo assoluto.

Quali sono i temi che lei ama di più?

Riguardo alla pittura astratta, che adesso è dominante nel mio lavoro, è sicuramente il “Graffio” che testimonia il legame indissolubile sussistente tra la mia pittura e l’interiorità: impronte d’anima che si riversano sulla tela, squarci di luce che si aprono tra le tenebre più profonde, lasciando per sempre tracce di sentimenti ed emozioni. Una pittura che è espressione dei moti interiori con una forte carica energetico-spirituale.

Se tornasse indietro rifarebbe l’artista?

Sì, sperando di farne un mestiere assoluto. 

Quando ha terminato un’opera a chi la fa vedere per primo?

Vista la grande interconnessione con cui oggi la tecnologia lega le persone, direi che il primo approccio è sicuramente con il popolo dei social.

È più sincera nella vita o nell’arte?

Nell’arte, perché non ci sono filtri.

Se dovesse descrivere la sua arte in poche parole che cosa direbbe?

Una pittura scaturita improvvisamente dalla semplicità di un’artista amante della natura che a forza di scavare nel terreno antico dei propri sentimenti trova un mare di energia nascosta pronta ad esplodere.

Quale sarà il passo successivo per la sua arte?

Cercare di crescere ancora nella sperimentazione e ampliare la platea dei potenziali fruitori.

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